Sodering parla della sua depressione ATP, Copertina, Generica

Robin Soderling confessa: “Ero depresso e con attacchi di panico, cercai su Google come suicidarmi”

05/07/2020 17:48 18 commenti
Robin Soderling, due volte finalista a Parigi
Robin Soderling, due volte finalista a Parigi

Robin Soderling ha raccontato alcuni dei momenti più bui della sua vita in un’intervista concessa alla radio pubblica svedese – e riportata dal quotidiano spagnolo AS. L’arrivo della fama, la finale a Parigi, la pressione, la scoperta della mononucleosi. Un vortice perverso che l’ha forzato ad interrompere l’attività, senza mai riuscire a tornare. Mesi e mesi passati tra depressione, ansia, paure e attacchi di panico.

“Vivevo in uno stato di ansia costante, mi rodeva da dentro. Finivo per sedermi nel mio appartamento, guardando nel vuoto con la testa altrettanto vuota. Bastava il più piccolo rumore per farmi paura e far scattare l’attacco di panico, come una lettera che cadeva sullo zerbino finendo a terra, o quando suonava il telefono nel silenzio, avevo paura di tutto”.

I primi attacchi di panico arrivarono già nel 2009, dopo aver giocato la prima delle sue due finali consecutive a Roland Garros. L’attesa dei successi ha aumentato la pressione su di lui, accentuando i problemi. “C’erano solo tre giocatori con cui potevo perdere, il resto dovevo batterli, se non mi sentivo male. Altrimenti fallivo, un perdente”.

Nel luglio 2011, dopo aver battuto David Ferrer nella finale degli Swedish Open, è tornato a casa a Monte Carlo e ha iniziato a cadere in quello che definisce “un abisso nero senza fondo”, un malessere che è peggiorato un mese dopo, prima di giocare gli US Open. “Sono stato preso dal panico, ho iniziato a piangere e non riuscivo a smettere. Sono tornato in hotel e mi sono buttato sul letto, ogni volta che pensavo di andare in campo, entravo in panico. Per la prima volta ho sentito che, indipendentemente da quanto volessi, non potevo, nemmeno se mi avessero puntato una pistola alla tempia. Sono arrivato a cercare su Google un modo per uccidermi… Non avevo davvero intenzione di farlo, ma in quel momento qualsiasi cosa era meglio di quella vita d’inferno”.

Secondo Soderling, il tennis è una professione estremamente stressante e che richiede un’enorme forza mentale, ma non c’è ancora una forte presa di coscienza di quanto sia importante lavorare con dei professionisti della psiche, non tanto per migliorare la prestazione quanto per restare in salute come individui: “Raramente si parla di problemi psichici nell’élite sportiva mondiale, questo è il motivo per cui ho voluto parlarne. Raccomando ai tutti i giocatori e alle famiglie dei giovani, di prendersela con calma, di non perdere la prospettiva della vita reale una volta entrati nel vortice del tennis”.

 

Marco Mazzoni

 


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18 commenti. Lasciane uno!

Luca Martin (Guest) 06-07-2020 16:50

Scritto da il capitano

Scritto da Luca Martin

Scritto da borg
beh, gia’ uno svedese molto prima di lui era parecchio stressato. Aveva solo 26 anni e gia’ 11 slam in bacheca….

Già. Chissà dove sarebbe arrivato, se no. Per me, non meno delle tre star dei nostri tempi. Contando che lui non giocò nemmeno lo slam di Melbourne.

A quei tempi non esistevano gli aerei, bisognava andare con la barca (a Melbourne).

Veramente! Ah ah ah 🙂

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+1: il capitano
Losvizzero 06-07-2020 15:44

Ma quindi la mononucleosi è stato un problema in più concomitante ma non il solo?
Ho sempre stravisto per lui, mi dispiace tanto

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il capitano 06-07-2020 15:23

Scritto da Luca Martin

Scritto da borg
beh, gia’ uno svedese molto prima di lui era parecchio stressato. Aveva solo 26 anni e gia’ 11 slam in bacheca….

Già. Chissà dove sarebbe arrivato, se no. Per me, non meno delle tre star dei nostri tempi. Contando che lui non giocò nemmeno lo slam di Melbourne.

A quei tempi non esistevano gli aerei, bisognava andare con la barca (a Melbourne).

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Federerino 06-07-2020 14:01

@ Markux in (#2565538)

È vabbè… sono gli stessi che avrebbero tifato Novak al bar! Anzi… sarebbero stati di più… perché quante volte ci capita di vedere in diretta scene che possono sembrare divertenti… poi leggendo le varie opinioni, i vari punti di vista… (anche 150 commenti a notizia, numeri che al bar non si raggiungevano), si inizia a vedere lo stesso gesto sotto un’altra luce? Che poi se uno ha un’idea brutta…difficilmente la si cambia… ma per il processo opposto è un attimo…
E molto “odio” nei confronti di personaggi pubblici nasce così.
20 anni fa ci sarebbe stato un titolo in prima pagina sulla gazzetta sulla vicenda covid di Nole. Lo avremmo letto tutti, qualcuno ci avrebbe riso sopra, qualcuno avrebbe puntato il dito (da solo a casa) e dopo un mese nessuno lo ricordava. Oggi vieni qui, già parti male perché hai le tue idee… Poi leggi 100 commenti a valanga e ti carichi di altro odio… e così via…
Non parlo del caso specifico… parlo di tutto… così come molti tifosi di Rafa “odiano” Roger. L’unione fa la forza… era un proverbio costruttivo, ma vale anche a livello distruttivo

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Markux in (Guest) 06-07-2020 13:32

Federerino dici che oggi siamo più “vaccinati”?? Ma se è pieno di seguaci di Novax!!

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+1: il capitano
-1: Perocotto
Federerino 06-07-2020 11:46

Aggiungerei anche una cosa: forse oggi si è più “vaccinati”, più consapevoli dei mezzi di comunicazione odierni. Oggi sanno come rispondere, come prendere certi commenti, sanno come gestirla ecco. Si sa che il web è pieno di odio spesso e si riesce a separare certe fonti da altre. Ma nel 2009-2011 era quasi una novità. Non si era ne pronti ne corazzati. Era una tempesta quello che avveniva qui, moltiplicato tutti i siti di tutto il mondo.

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Federerino 06-07-2020 11:39

@ AndreTNS (#2565486)

Io però direi che le attuali tecnologie (che non abbiamo solo da 10 anni ma nemmeno molto di più) non aiutano… Prima usciva un articolo su un giornale e già era considerato moltissimo. Ma finiva li… sapevano tutti che al bar si sarebbe parlato “il lunedì” e finiva li… E nessuno sentiva cosa si diceva, che poi non cambiava molto, metà pensavano una cosa e metà l’opposto.
Oggi “l’articolo” sono pagine web, con questi commenti sotto di TUTTI. Non serve essere giornalista per scrivere qui come sto facendo io. E le chiacchere da bar le vengono a sapere gli adetti ai lavori e i diretti interessati. Il vecchio articolo sul giornale non è nemmeno più una notizia!

Ricordo il film dedicato a Pantani, mi pare fosse l’inizio del film in cui lui legge un articolo: “Pantani il cannibale” e gli fece male… diceva che se era più forte che doveva fare, andare piano di proposito? Ecco… era un semplice articolo… all’epoca forse la più forte fonte di comunicazione che però era chiusa alle repliche di tutti noi.
Oggi siamo noi (a livello mondiale) a dare una pressione che Borg nemmeno iniziava a giocare a tennis se tanto mi da tanto

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Luca Martin (Guest) 06-07-2020 11:33

Scritto da borg
beh, gia’ uno svedese molto prima di lui era parecchio stressato. Aveva solo 26 anni e gia’ 11 slam in bacheca….

Già. Chissà dove sarebbe arrivato, se no. Per me, non meno delle tre star dei nostri tempi. Contando che lui non giocò nemmeno lo slam di Melbourne.

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+1: il capitano
paoloz. (Guest) 06-07-2020 10:28

questo spiega molte cose

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borg (Guest) 06-07-2020 09:50

beh, gia’ uno svedese molto prima di lui era parecchio stressato. Aveva solo 26 anni e gia’ 11 slam in bacheca….

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+1: il capitano
AndreTNS (Guest) 06-07-2020 09:44

Scritto da Shuzo
In effetti è vero che man mano che sali di livello, vieni sottoposto a pressioni via via più grandi e quando si scala la classifica rapidamente, corri il forte rischio di restare schiacciato dall’aumento vertiginoso della pressione mediatica. Lì diventa fondamentale avere intorno un team molto competente. Talvolta anche quando sali gradualmente, si rischiano dei crolli se non hai un buon mental trainer e tu non sei consapevole che devi cambiare anche di testa. Una cosa analoga vale anche per gli imprenditori.

Condivido, aggiungerei che l’utilizzo frequente dei mental coach si è diffuso negli ultimi anni, 10 anni fa erano molto meno presenti degli staff dei tennisti.

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Tennisaddicted (Guest) 06-07-2020 09:11

Scritto da Shuzo
In effetti è vero che man mano che sali di livello, vieni sottoposto a pressioni via via più grandi e quando si scala la classifica rapidamente, corri il forte rischio di restare schiacciato dall’aumento vertiginoso della pressione mediatica. Lì diventa fondamentale avere intorno un team molto competente. Talvolta anche quando sali gradualmente, si rischiano dei crolli se non hai un buon mental trainer e tu non sei consapevole che devi cambiare anche di testa. Una cosa analoga vale anche per gli imprenditori.

Vale anche per i manager: ti schiacciano di responsabilità sempre maggiori fino a che reggi. Appena hai dei cedimenti ti buttano via, con spietatezza, senza nessuna gratitudine. Siamo tutti sotto botta, e non tutti abbiamo la stessa resistenza mentale.

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Shuzo (Guest) 05-07-2020 22:17

In effetti è vero che man mano che sali di livello, vieni sottoposto a pressioni via via più grandi e quando si scala la classifica rapidamente, corri il forte rischio di restare schiacciato dall’aumento vertiginoso della pressione mediatica. Lì diventa fondamentale avere intorno un team molto competente. Talvolta anche quando sali gradualmente, si rischiano dei crolli se non hai un buon mental trainer e tu non sei consapevole che devi cambiare anche di testa. Una cosa analoga vale anche per gli imprenditori.

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+1: il capitano
Meshuggah (Guest) 05-07-2020 21:02

Plauso a Soderling per essersi aperto riguardo al suo periodo tetro della sua vita con estrema sincerità e genuinità.
Ahinoi, come esplicitato da Soderling la vita diventa spesso tormentata e crudele, soprattutto in una società opulenta come la nostra.

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+1: il capitano
fernando (Guest) 05-07-2020 20:47

Un talento che avrebbe potuto fare ottime cose se fosse rimasto in ottime condizioni

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Andrea (Guest) 05-07-2020 19:01

Su Google non si trova niente di utile allo scopo.

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+1: Sottile
Luca Martin (Guest) 05-07-2020 18:50

Che storia! Veramente incredibile come la mente sia ancora nel 2020 il più grande mistero dell’universo.

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+1: il capitano
Mickis 05-07-2020 18:00

Queste discorso mi fa pensare alla pennetta quando ha deciso di ritarsi dopo la vittoria di uno slam. Probabilmente anche per lei la vita da tennista era molto stressante e ha preferito ritirarsi piuttosto che subire le enormi pressioni che la attendevano.

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+1: il capitano
-1: PingPong